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da: Elena Passerini

Visto e considerato che:
• La Costituzione Italiana affida ai genitori il diritto/dovere di istruire ed educare i figli, cosa che essi fanno in collaborazione con la scuola (art.30: " É dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.").
• Da tempo la scuola riceve meno soldi dal Ministero, anche annullando i debiti invece di pagarli, rendendo sempre più difficile mantenere le caratteristiche qualitative ed educative del Tempo Pieno. Siamo a quota tre insegnanti in meno, 2 ore di compresenza invece di 4, annullamento dell'ora alternativa all'Insegnamento della Religione Cattolica, smembramento delle classi al posto della supplenza come pratica relativamente 'non eccezionale'.
• Nella nostra scuola i genitori da anni svolgono funzioni di supplenza mettendo a diposizione della scuola ore di lavoro volontario allo scopo di provvedere velocemente ad alcune piccole opere di manutenzione straordinaria o di organizzazione di attivitá extracurricolari, in particolare musicali e sportive.

I genitori propongono alla scuola se stessi nel ruolo di 'collaboratori educativi' estendendo il proprio campo di intervento in collaborazione con la scuola e rendendolo piú efficace per mezzo dell'organizzazione di gruppi autogestiti ma in colloquio con gli insegnanti e la presidenza. Si tratta di progettare alcune piccole attivitá da realizzare a cura dei genitori con la collaborazione o partecipazione degli alunni.

I campi di intervento possibili sono numerosi,:

• Cura e miglioramento dei giardini, ad esempio con aiuole fiorite, realizzate in modo meno estemporaneo dell'anno scorso ma con una maggiore interazione con la programmazione delle insegnanti. In particolare si segnala la necessitá di migliorare la siepe di recinzione, dove é presente e può essere rinforzata dove ci sono buchi.
• Ludoteca scolastica. Lo scorso anno c'é stata una giornata di gioco, che ha visto genitori e bambini seduti vicini a seguire la regola del foglio di istruzioni del LEGO, giocando insieme. In via S. Uguzzone ci sono gli scacchi. Queste esperienze possono essere sviluppate e riproposte in modo piú continuativo.
• Giornate tematiche di tipo ludico o artigianale, ad esempio la manutenzione della bicicletta, il mercato delle pulci dei giocattoli o altro.
• Minicorsi artigianali in piú incontri, dove c'é una particolare competenza di qualche genitore (ad esempio una sarta in via S.Uguzzone). Ma va bene qualsiasi cosa, anche fare le tagliatelle a scuola.
• Biblioteca scolastica: oltre all'apertura, sarebbe utile proporre momenti di lettura ad alta voce, per bambini ma anche per gli stessi genitori, come momento di confronto e partecipazione.
• “Emeroteca” scolastica. Lettura in comune di giornali e riviste. Semplicemente leggere il giornale o periodici a scuola invece che a casa, mettendo in comune per qualche ora queste preziose “proprietá” individuali, che in molte case gli alunni non vedono che molto raramente o mai, può essere un modo per favorire il confronto fra i genitori e avvicinare gli alunni piú grandi all'informazione.
• Gite plurifamiliari, di sabato o domenica, in localitá segnalate dalle insegnanti, significative per il loro lavoro.
A questo fine la scuola potrebbe fare un indagine per rilevare l'interesse e la disponibilitá dei genitori come partecipanti oppure come co-organizzatori delle attivitá. Per questo fine é sufficiente distribuire a tutti un semplice questionario da utilizzare solamente per creare dei gruppi che si possano auto organizzare.
Non si tratta ovviamente di pensare di fare supplenza così alle diminuite attivitá di laboratorio.
Si tratta piuttosto di uscire dalla pura logica della protesta e della lamentela, dandosi dei piccoli compiti concreti, utili e significativi che permettano di aggregare dei gruppi di genitori e di mantenere la scuola aperta qualche pomeriggio e qualche sabato, non solo per le attivitá a pagamento, presenti ora in via Mattei, o per grandi feste. Si tratta cioé di fare cose che i genitori considerano educative per i figli, invece che a casa propria o al parco, a scuola e insieme ad altri genitori, il che é certamente preferibile dove l'alternativa o il rischio é stare a casa a guardare la TV.

da: Giovanna Baderna

Oggetto: COME MADRE SONO COLPITA MA NON AFFONDATA

Ragazzi, é veramente dura! Nella vita sociale dei nostri ragazzi capita che si debbano rispettare regole scomode, penalizzanti o perfino ingiuste per certi aspetti. Ma il rispetto delle regole é necessario per garantire i diritti di tutti e fare in modo che le controversie siano gestibili in modo oggettivo e non in base a criteri volubili o alla legge del piú forte. Questo ho sempre insegnato ai miei figli. Se una regola é ingiusta o non utile si combatte per cambiarla ma si rispetta fino a che é in vigore. Mi é capitato anche di dover spiegare, davanti a palesi ingiustizie o errori compiute da insegnanti o altri educatori o arbitri o magari anche da me stessa (cosa per cui i ragazzi soffrono molto, perché per fortuna non sono ancora cinici come noi), che anche chi dovrebbe esserci da esempio e giudice può sbagliare. L'errore umano é accettabile se é in buona fede, ma é piú utile subire un'ingiustizia (un rigore negato? Un voto non meritato? una nota che spettava ad un altro?) rispettando l'arbitro che eliminare gli arbitri e le regole del gioco. Quello che sta succedendo in questo paese é paradossale. Chi non ha fatto il proprio dovere invece che scusarsi con i cittadini, rispettare la regola (dare alla scuola i soldi promessi, pagare le tasse, accettare l'esclusione di una lista come succede dal 1946) pagare un pegno (ad esempio gli interessi sui soldi non rimborsati alla scuola, le tasse arretrate con la mora ecc) come facciamo tutti, se ne frega e in piú accusa gli altri (i presidi sono spendaccioni, i giudici sono severi, le tasse sono alte, gli arbitri sono pignoli). VOI cosa dite ai vostri figli? I miei il telegiornale lo sentono, ma ancora di piú sentono la frustrazione di chi non ce la fa piú a essere l'unico stupido a rispettare le regole anche quando sono durissime (dura lex sed lex lo dicevano giá i romani), a vedere andare a rotoli istituzioni fondamentali per il paese. Ciliegina sulla torta, non stiamo parlando di scolari indisciplinati, che ancora non hanno capito o fingono di non capire l'importanza di una societá che funzioni, e poi fanno pure i prepotenti. Stiamo parlando del governo, che le regole le fa, anzi, che pensa di regolare la vita dei cittadini con leggi banali che danno sanzioni ma non risolvono i problemi, anzi li nascondono (voto di condotta per legge, grembiulini e maestro unico, visita fiscale a carico delle scuole, tetto di stranieri nelle classi, interruzione di processi in corso per legge ecc) L'UNICA POSSIBILITA' DI DARE AI MIEI FIGLI LA SPERANZA CHE NON DOVRANNO UN DOMANI FARSI GIUSTIZIA DA SOLI E' FARGLI INCONTRARE PERSONE POSITIVE, CHE CREDONO NELLA SOCIETA' E AGISCONO PER DIFENDERLA, CHE SI CHIEDONO ANCORA SE UNA LEGGE E' GIUSTA PRIMA DI VEDERE A CHI SERVE. SPERO CHE ANCHE LA NOSTRA ASSOCIAZIONE DI GENITORI SERVA ALLO SCOPO, E CHE I RAGAZZI LA SENTANO VICINA E PRONTA A PROTEGGERLI DA TANTA INGIUSTIZIA.

Da: Paola Signorino Caramella

Anch'io stamattina mi facevo mentalmente un paragone tra le cose che dice Elena Passerini sul rispetto delle regole, e le vicende a cui mi/ci tocca assistere in questi giorni. La storia delle liste elettorali, da qualunque parte la si voglia guardare, é davvero dolorosa e pazzesca. A parte le fanfaronate di chi va a mangiare un panino e si scorda che ha un appuntamento, quello che mi sconcerta e preoccupa piú di tutto é che c'é un intero pezzo di paese convinto che le regole siano aleatorie, intercambiabili, flessibili a seconda del proprio tornaconto immediato, c'é un intero pezzo di paese che non sa piú - o finge di non voler sapere - che democrazia e rispetto delle regole vanno di pare passo, che le leggi non sono delle gabbie imposte da pochi fanatici del formalismo, ma sono SOSTANZA. A me fa paura un paese che non si riconosce in un accordo comune per cui le leggi si rispettano o, laddove sono ritenute ingiuste (ingiuste per la collettivitá, rispetto a un bene comune che non é la somma aritmetica di tanti piccoli beni individuali, ma qualcosa di molto piú ampio) si cerca di modificarle. io trovo che in quello che sta succedendo in questi giorni, si nasconda davvero un gioco al massacro molto pericoloso, una profondissima diseducazione etica, un comportamento disgustoso da parte della classe dirigente - e scusate il linguaggio, ma esponenti di governo, amministratori, sono ahimé classe dirigente che ci piaccia o no. Come spiegare ai nostri figli? Non lo so. Parlandone in casa, commentando i telegiornali, mettendogli sotto il naso la Costituzione, esplodendo in ululati di impotenza e di rabbia: insomma non facendo passare sotto silenzio quello che accade, pensando che "sono piccoli, hanno diritto al loro mondo fatto di giochi e spensieratezza". Io sono convinta che l'impegno della nostra associazione sia fondamentale, sono convinta che per i nostri figli vedere l'impegno che ognuno di noi ci mette sia importante, sono davvero convinta che siano tutti piccoli tasselli fondamentali per far sedimentare nei ragazzi la consapevolezza che esiste un modo diverso di agire, un modo legato alla partecipazione, e alla condivisione non solo di progetti pratici ma di ideali. Per me questa convinzione é fondamentale, insieme a quell'altra, per cui i nostri figli non sono nostri, sono del mondo e farne dei buoni cittadini del mondo é uno dei nostri compiti di genitori - forse il piú importante. Quindi anch'io, come Giovanna, mi sento colpita, molto arrabbiata, ma assolutamente non affondata!
paola

da: Mariagrazia

Cara Giovanna ho letto le vostre opinioni in merito all'ennesimo episodio di "de mocrazia interpretativa", (ormai come chiamarla se no?) dell'attuale esecutivo. Penso che questo ulteriore attacco alle regole e al vivere democratico siano sol o il sunto di un'operazione iniziata molto tempo fa, in cui il collettivo é stat o smembrato e divisio in individualitá che si sono poi "riunite" sotto il peggio re dei "collanti", ossia mediaticamente resi servi, per poi finire in massa, che , come per stessa definizione, può essere plasmata all'infinito. Penso che le barriere del "destra e sinistra" (ricordi quella splendida canzone di Gaber: "che cos'é la destra, la sinistra"?) debbano essere superate da un uni co ed importante obiettivo comune: IL PENSIERO. Ma fino a quando questo non vien e insegnato (e quanto é difficile ma sostanziale farlo in ogni momento, soprattu tto con i nostri ragazzi), la servitú mentale sará dura da annullare. La dignitá di persone si costruisce tutti i giorni, istante dopo istante. Sarebbe bello fare come una Sindachessa di un piccolo comune del piemontese (l'h anno intervistata stamattina a Radio Popolare), che ha messo la bandiera a mezz' asta e l'ha listata a lutto. Perché non proporlo anche per il nostro istituto? E ' un atto simbolico, forse ininfluente, ma molto forte nel messaggio. Lo proponi amo al nostro Preside, cosa dici? Molto sconsolatamente ma ancora combattiva, ti abbraccio Mariagrazia (Rapp. Sant 'uguzzone 4^ A).

da: Loris Del Grande

Credo, come Mariagrazia, che oggi non esista piú la "destra" o la "sinistra" in politica (quanto mai il "centro"). Credo che oggi la politica sia divenuta un bisness, un mero concetto di guadagno facile e senza pericoli, ancora meglio di una rapina, tanto anche se rubano le leggi le fanno a loro comodo. E noi, poveri ignorantotti che credono di avere voce nelle decisioni del Paese, qui a sacramentare per arrivare a fine mese, per garantire una scuola ancora decente per i nostri figli, a domandarci il perché ed il percome delle cose. Bella l'iniziativa della sindachessa piemontese, ma molto simbolica (credo che la Signora non abbia problemi come noi: i ragazzi magari frequenteranno una scuola privata). Di simbolismi ne sono un po' stufo. A furia di simboli (vedi quelli dei partiti, n.d.r.) siamo arrivati a questo punto. E' ora di lasciare a casa i simbolismi e di concretizzare le idee. E' ora che i cittadini prendano in mano le redini del Paese, E' ora di darsi una scrollata e di rimboccarsi le maniche voltando le spalle a coloro che credono che la politica sia solo un modo di fare soldi. Beninteso, non sto' inneggiando alla rivoluzione, all'anarchia (dove credo che ci troviamo oggi), alla banda armata. Sto' dicendo che sono finiti i tempi della credulitá da stolti e del "...vedrai che le cose si aggiusteranno.". Sono cose che lascio al mondo passato. I problemi sono mille e in tutti i campi. Solo nella scuola sono moltissimi ma credo che NOI, con le nostre umili forze e senza bisogno di aiuti da parte di nessun "mi consenta", possiamo risolverne qualcuno. Certo con ulteriori sacrifici personali e finanziari, ma che bello poter fare qualcosa da soli e vedere che funziona. Vi ricordate da piccoli come era entusiasmante. Torniamo piccoli ma con la sapienza dei grandi. Ritroviamoci insieme per studiare soluzioni e non slogan.

da: Paola Signorino

Caro Loris, ho letto la tua mail e mi é venuta voglia di rispondere per metterci a ragionare un po' insieme, noi genitori attivi, perché mi sembrerebbe davvero un peccato lasciar cadere un'occasione per parlarci, magari anche dirci e riconfermarci a vicenda i motivi per cui, nel nostro circoscritto mondo fatto dalla scuola che frequentano i nostri figli, abbiamo deciso di impegnarci dedicando tempo e risorse per rendere migliore l'ambiente in cui loro - i ragazzi - e noi viviamo. Della tua riflessione mi piace molto l'idea di avere l'entusiasmo unito alla conoscenza, alla sapienza; questa cosa mi ha colpito e credo che in fondo sia quello che facciamo. Del resto, quanti piccoli e grandi progetti abbiamo messo in piedi? Quante porte aggiustate, banchi risistemati, laboratori di computer messi in funzione, lampadine sostituite, sabati mattina passati a scuola a "fare", sacrificando la spesa (meglio un sabato mattina a scuola che all'ipercoop, comunque). Questo io lo chiamo fare, agire, anzi, ti dirò, lo considero agire politicamente: nel senso giusto, corretto, della parola; agire non solo perché aggiustando un banco il nostro singolo figlio possa avere un beneficio, ma perché siamo tutti consapevoli che magari quel banco non capiterá a mio figlio, ma a un bambino che non conosco, magari figlio di un genitore che non ho mai visto. E il senso di quello che facciamo é proprio nell'essere anche convinti che una scuola migliore é certo per i nostri figli, che la stanno frequentando qui e oggi, ma rimarrá un bene comune che potrá essere utilizzato da altri. Questo a me sembra un modo giusto di unire il "fare" con un "simbolo", perché é un'azione che ha un significato piú grande del semplice "darsi da fare visto che nessuno ci pensa" fine a se stesso. Tra noi genitori attivi credo ci siano persone che votano da destra a sinistra passando per il centro, persone che non votano, persone che militano in qualche partito e altre che non vogliono nemmeno sentire la parola politica. Eppure la politica, intesa come attivitá che governa il bene comune, é una cosa fondamentale. In fondo, ogni volta che cerchiamo di far comprendere ai nostri figli il senso di una regola, di un comportamento che sia regolato dalle leggi, facciamo un atto politico, perché sappiamo che é fondamentale per tutti - ragazzi e adulti - rispettare le regole di onestá, etica, ecc. E questo, capisco lo scoramento che prende rispetto a quello che accade quasi ogni giorno, va tenuto molto ben chiaro in testa; il fatto che abbiano ridotto la politica a questa accozzaglia di interessi privati e comportamenti immorali (si, secondo me sono davvero immorali, e non mi riferisco agli scandaletti da alcova abbastanza disgustosi, ma allo scempio che hanno fatto del bene comune e delle regole e delle leggi e dell'onestá), questo fatto é da imputare a loro, a questi individui, non alla politica. E non é questione di schieramenti, non ho nessuna intenzione di mettermi qui a disquisire chi é meglio/peggio di chi. E' semplicemente questo: sono convinta che sia necessario dare alle cose il loro giusto nome, e se un nome é stato infangato da chi si sta comportando in modo disonesto, noi, dal basso, progettando e facendo, possiamo ripulirlo, quel nome, e passare ai nostri figli la consapevolezza di quanto sia giusto fare, costruire insieme. Altrimenti, se fuggiamo dalla politica, questa resterá sempre nelle mani di chi la usa per interesse privato. Il che non vuol dire andare tutti in massa a iscriverci a qualche partito reclamando posti in parlamento; vuol dire però smetter di stare zitti, di non dire quello che si pensa per timore di essere etichettati politicamente come se fosse una cosa di cui vergognarsi. In fondo forse stiamo dicendo la stessa cosa con parole diverse, é solo che nella mia vita la politica é sempre stata una cosa importante, un orizzonte di valori, e vederla ridotta a questo gioco al massacro mi fa parecchio male. Comunque i genitori della Italo Calvino hanno dimostrato di sapersi rimboccare le maniche, andiamo avanti così, no? troviamoci, siamo piú di 120 solo nella mailing list. E' un bel gruppo, se ci si muove compatti. paola

da: Paola Panarese Colombini

Le vostre mail mi hanno molto colpito perché ho percepito ciò che sento anch'io: questa voglia di ribellione, di non indifferenza, non fine a se stessa ma tesa a cercare di cambiare rotta, per cercare di cambiare il modo in cui ci siamo adattati a vivere! Forse abbiamo capito che rincorrere solo i soldi non può essere tutto nella vita. Forse questo benessere ci ha appiattiti e resi tutti uguali e ci toglie l'entusiasmo di lottare per un ideale! Forse ci siamo accorti che quando facciamo qualcosa per noi stessi, ci gratifichiamo ma quando facciamo qualcosa per gli altri, allora l'appagamento raddoppia ed é contagioso. Sono convinta che per quanto non si voglia parlare di politica, in fondo, ogniuno di noi rappresenta un'ideale e si fa portavoce di esso! E quando l'ideale é condiviso e condivisibile diventa un movimento..... Certo parlare in questi giorni di politica potrebbe disturbare qualcuno, che magari non la pensa come me, o come noi, ma io penso che al di la delle ideologie politiche, possiamo tutti trovarci d'accordo nelle buone intenzioni a favore della collettivitá! Grazie di questi spunti, che mi danno l'opportunitá di riflettere! Paola p.

da: Loris Del Grande

Ciao Paola, ciao a tutti. Anche se un po' in ritardo voglio rispondere a Paola, non per necessitá di conversazione ma per voglia di approfondire il concetto espresso da entrambi. La politica come il sindacato, ritengo, dovrebbero essere scritti sempre con la "P" e la "S" maiuscole. E questo perché in un Paese democratico queste due realtá sono veramente importanti per garantire il bene comune. Ma quando ci si accorge che queste due realtá vengono svergognatamente utilizzate solo a fini economici per grantirsi una vita super, per garantire a familiari ed amici il benessere, allora credo che che queste due realtá (intese come simboli ideologici di una civiltá) siano finite. E non vi é speranza di cambiamento quando ti accorgi che i giovani che entrano in politica o nel sindacato ripercorrono i facili passi di coloro che li hano preceduti. Direi anzi che oggigiorno la politica ed il sindacato si siano fusi in un'unica realtá, come se l'una fosse il trampolino di lancio dell'altra, la gavetta. Non credo neanche piú alle manifestazioni di piazza: fiumi di persone che vengono, a loro insaputa, condotte per mano dove vuole questo o quello. Credo, invece, a quanto dice Paola, al lavoro silenzioso dei cittadini onesti che umilmente si danno da fare per migliorare le cose (nel nostro la scuola, n.d.r.). E credo anche che questo operare debba essere reso pubblico a tutti, sottraendosi dall'oscuritá del territorio circoscritto del plesso scolastico. Credo che i genitori attivi (o come si vogliano chiamare) di ogni plesso scolastico debbano unificare i loro intenti e i loro sforzi. Credo che si possa inventare una forza popolare, indifferentemente dalla fede politica di appartenenza, che parta dalle scuole e che vada poi in tutte le direzioni, senza sventolare crociate di parte ma ponendo in primo luogo il bene della prossima generazione senza nascondere anche le esigenze della generazione attuale. Credo si possa fare partendo da piccole ma grandi battaglie che, se condotte uniformemente da tutti i genitori dei vari plessi scolastici, possano portare a piccole ma grandi vittorie. E' notizia di oggi, dopo le vicende risapute dei deficit delle scuole, che la Gelmini abbia in pratica diffidato i Presidi a chiedere soldi ai genitori per risanare i bilanci scolastici: in pratica vuol dire la "morte" delle supplenze, con conseguenze disastrose (pensiamo a una classe in cui l'insegnante é assente per malattia che viene smembrata in altre classi con un incremento degli alunni in classe fuori da ogni concezione di "insegnamento"); vuol dire la "morte" dei laboratori e dei progetti con notevole indebolimento della formazione socio/culturale dei ragazzi (proprio il contrario delle tre "I" del cumenda). E i problemi sono tanti altri ancora. Continuiamo quindi nell'opera che stiamo mettendo in pratica, ma con una forza maggiore: l'unione. Chiediamo quindi ad altri genitori di altri plessi scolastici di unire le forze nelle battaglie. Chiediamo ai Sigg. Presidi di scegliere se essere dalla parte dell'insegnamento o dalla parte del "potere": ai primi chiediamo di affiancarsi a noi, ai secondi diamo battaglia.

Scusate ma dopo aver passato tutto il sabato a scuola e aver portato a casa tutti insieme un bel risultato, leggere questa notizia mi ha fatto un po' impressione. E' solo pettegolezzo e solito cattivo giornalismo? Ci deve essere qualcosa che mi sfugge. Paola Signorino
http://milano.repubblica.it/dettaglio/milano-il-preside-scrive-ai-genitori-v enite-a-lavorare-gratis-per-la-scuola/1858181


Ciao a tutti,ho letto solo lunedì u.s. la mail di Paola (e le successive) ed ho meditato un po'. Questo articolo mi ha particolarmente colpito, perché il preside viene messo alla gogna, per avere tentato di salvare dallo sfascio totale la sua scuola, chiedendo aiuto a coloro (crede lui, o lui s'illude) che potrebbero essere minimamente interessati a rendere "decente" il luogo dove i propri figli trascorrono buona parte della giornata, ossia i genitori. Forse lui ha sbagliato ad essere così diretto, ma tutto sommato vedo in questo gesto un ultimo spasmodico tentativo di richiesta di aiuto da parte di una persona sola (il preside) che vuole bene alla sua scuola e la vorrebbe vedere a posto, funzionante. Ma visto che non riceve aiuto da nessuno (istituzioni) tenta di giocarsi l'ultima carta, ovvero quella della richiesta diretta agli utenti. Peccato che poi la notizia venga manipolata in questo modo, e quindi alla fine si ottenga questo messaggio... La nostra scuola é diversa (mi viene in mente uno spot) ma il nostro preside non ha bisogno di chiedere aiuto, siamo noi a dirgli che se ha bisogno lo aiutiamo, il messaggio é diverso, però il risultato alla fine é uguale. Un caro saluto Laura Bassani
Visto che mancano i soldi, la scuola chiede alle mamme degli studenti di fare gratis le segretarie, e ai papá di riparare i caloriferi e i lavandini. Piú nel dettaglio: «Abbiamo bisogno di collaborazione — si legge nella circolare inviata alle famiglie della scuola elementare di via De Nicola, alla Barona — per lavori di segreteria e pulizia, lavori elettrici e idraulici, piccoli facchinaggi, spostamento mobili, lavori amministrativi, tinteggiatura pareti e pronto intervento».